sabato 7 luglio 2012

Euro origine e causa della crisi in europa.

L'euro è stato istituito nel 2001 per rafforzare il valore della moneta degli Stati aderenti. L'obiettivo è stato raggiunto e in effetti l'euro è stabile e l'inflazione è contenuta.

Chi ha un reddito alto se lo trova ben tutelato dalla stabilità dell'euro.In Italia da quando si è abbandonata la lira, le alte retribuzioni e gli alti guadagni sono ben garantiti dall'euro e dalla diminuizione delle imposte sui redditi medio-alti.

Lo strumento fiscale non è stato più utilizzato per una più equa redistribuzione dei redditi come previsto dall'art. 53 della costituzione italiana, cosa che contribuirebbe a migliorare l'economia in quanto aumenterebbe la capacità di spesa delle pesone con basso reddito.

Lo Stato per garantire alte retribuzione al proprio enorme apparato politico e burocratico, si è dovuto indebitare sempre di più e questo ha significato impegnare risorse delle future generazioni e finire in pasto al tritacarne della speculazione finanziaria mondiale.

L'alternativa sarebbe stata stampare nuova moneta aumentando l'inflazione, ma con l'euro gli stati aderenti hanno rinunciato a tale potestà. La stabilità della moneta disincentiva la sua trasformazione in beni reali,  incentiva l'accumulo di grandi patrimoni monetari, favorisce l'esportazione illegale dei capitali, frena l'economia sana (quella basata su beni reali) fino ad asfissiarla perchè non trova più risorse.

Un'alta inflazione farebbe perdere valore alla moneta, per cui chi ce l'ha tenderebbe a liberarsene e a trasformarla in beni reali dando impulso all'economia, con aumento produzione, sviluppo commercio, aumento occupazione e anche aumento imponibile fiscale.

Il periodo di maggiore sviluppo dell'economia italiana era caratterizzato da una inflazione a 2 cifre e dal meccanismo della scala mobile che proteggeva dall'inflazione i redditi più bassi.

Chiedere prestiti limitando l'emissione di nuova moneta la rende stabile, ma rende dipendenti dal mercato finanziario, in pratica si finisce in mano agli strozzini.  Si devono pagare interessi su interessi, fare altri debiti per pagare quelli in scadenza. Il debito pubblico aumenta a dismisura divorando ogni speranza di miglioramento, si devono aumentare le tasse, aumenta il malcontento. Tutto ciò per proteggere il valore del denaro di chi si è arricchito con il frutto della più bieca ingiustizia sociale.

Ma l'effetto più perverso è che la stabilità del valore del denaro soffoca l'economia. Chi ha molti soldi, e sono tanti, li tiene ben nascosti o li porta all'estero se può o li investe in titoli di stato che perora hanno un alto rendimento e praticamente nessun rischio. Intanto il mercato azionario è crollato,  le imprese chiudono e la disoccupazione aumenta.

Come se ne esce?

Art. 53 Costituzione: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."

Le ultime manovre finanziarie, specialmente quelle del governo Monti, hanno aumentato tasse e tariffe che non tengono conto della capacità contributiva, mentre non hanno modificato le aliquote IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), neanche quelle degli scaglioni di redditi più alti, proprio l'unica e più rilevante imposta rapportata alla capacità contributiva e che risponde a criteri di progressività.

La cosa più inspiegabile e irritante è che nessuno dei partiti di sinistra o di opposizione fa rilevare questa ingiustizia anticostituzionale, neanche i sindacati e neppure  la corte dei conti. E neanche mi risulta che ne abbia parlato Beppe Grillo, perquanto lo segua saltuariamente.