lunedì 24 dicembre 2012

LA FINE MESCHINA DI MONTI

Un vero statista avrebbe fatto di tutto per portare al termine il suo compito fino in fondo, anteponendo il bene dello Stato all'orgoglio personale. Annunciando e poi dando le dimissioni solo per un dissenso e non per una esplicita sfiducia da parte di uno dei partiti che lo sostenevano, ha dato e dà adito a forti dubbi sul vero motivo della fine anticipata di alcune settimane del suo governo.
In ogni caso avrebbe dovuto tenersi fuori dalla mischia e dichiarare inequivocabilmente che il prossimo governo con il relativo premier sarebbe dovuto scaturire dalle elezioni, delle quali lui avrebbe dovuto completamente disinteressarsi per non influenzarne l'esito. L'ipoteca personale che ha messo sul futuro governo la ritengo un indice di disprezzo per la democrazia e per la sovranità popolare.
L'azione del governo Monti la posso sintetizzare così: l'Italia era sull'orlo del baratro e Monti le ha dato lo spintone decisivo per farla precipitare.
Che cosa ha fatto Monti per l'Italia? Ha fatto riacquistare la stima perduta a causa del ribelle Berlusconi; la stessa stima che si ha per un cagnolino che fa tutto quello che gli si ordina, legato con un bel guinzaglio chiamato spread.
Il rigore era sicuramente necessario, ma una maggiore equità avrebbe sicuramente se non evitato almeno attenuato i nefandi effetti di una politica lacrime e sangue solo per le classi meno ambienti.
Spero che l'esito delle prossime elezioni spazzi via Monti e quei quattro gatti che gli si sono attaccati alla giacca con la speranza di rimanere ancorati alle poltrone con i relativi privilegi.

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